LA TRADIZIONE
Fondato nel lontano 1646, è gestito da oltre 50 anni dalla famiglia Pasini.
Dotato di 3 sale per un totale di 100 posti a sedere e di un terrazzo coperto da 40 posti, con vetrata affacciata sul fiume Mera.
Nella bella stagione è possibile mangiare anche nel giardino coperto.
Marco vi invita a visitare il Crotto ed il caratteristico passaggio stretto in mezzo alla roccia alla ricerca del “sorél”.
Il Crotto
Una grotta naturale tipica della zona, caratterizzata dalla corrente d’aria chiamata “sorél”, che mantiene una temperatura costante di circa 8°C.
Un ambiente ideale per la stagionatura di salumi, formaggi e la conservazione del vino.
Tradizionalmente, il Crotto era un luogo di ritrovo, decorato e arredato con tavoli in pietra, dove si socializzava e si gustavano piatti tipici locali.
Le costine alla piota con la polenta taragna
La “piota” è una lastra di pietra locale, protagonista indiscussa dei crotti.
Questo metodo di cottura richiama la cucina primitiva, quando si cucinava sopra il fuoco e rappresenta una fase evolutiva, passando dalla brace alla pietra.
Nei crotti, la piota viene usata per cuocere carni e verdure: ecco che il misto piota propone le costine di maiale abbinate alla polenta taragna condita con burro e formaggio.
Il vino rosso della casa
Una simpatica bottiglietta di vetro con 10 cl di vino rosso, ideale per accompagnare il tuo pranzo.
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Degusta qui:
La chiesa della Beata Vergine Assunta
Oltre il ponte seicentesco, la chiesa barocca è dedicata alla Beata Maria assunta, ed è stata costruita nel luogo che secondo la tradizione fu indicato dalla Madonna, apparsa nel 1572 ad Anna Foico, una giovane del luogo.
Il campanile, uno dei più alti della valle, è stato eretto nei primi decenni del Seicento.
La chiesa fu decorata a spese del piurasco Marc’Antonio Lumaga, banchiere a Parigi, con dipinti attribuiti alla alla cerchia di Simon Vouet.
All’interno sono presenti pregevoli confessionali e banchi del coro intagliati in legno di noce.
Accanto alla chiesa, in direzione di Chiavenna, è collocato l’antico Ospitale, costruito nel 1684 in sostituzione di quello sepolto sotto la frana del 1618.
L’antico Ospitale
Con la frana che nel 1618 seppellì il centro di Piuro era scomparso anche l’antico ospizio per alloggio temporaneo di viandanti e di malati, per cui nel 1685 se ne costruì un altro a lato della chiesa di Prosto, affidando il progetto a Giovan Maria Quaglio di Laìno in val d’Intelvi.
Questi, per evitare di occupare la piazza antistante, “che è tutto l’ornamento di quel loco”, addossò l’edificio al pendio del monte.
I quattro archi a pianterreno corrispondono ad altrettante finestre ai due piani superiori, tutte riquadrate da fregi multicolori.
L’accesso all’ampio scalone fu previsto all’estremità sinistra, in modo che potesse servire anche a una futura ala a sinistra, mai realizzata, di cui rimangono le pietre di ripresa.
Dal 1975 il complesso, che non ospitò mai le persone, ma fu la sede del consiglio di gestione per una specie di assistenza domiciliare, è interamente proprietà della parrocchia.
Il mulino e il laboratorio di pietra ollare
L’antica abitazione della famiglia Del Curto, risale al 1600, ed è conosciuta ancora oggi come “Il Mulino”, perché forniva di farina i dintorni e la vicina Svizzera.
Da ricordare i biscottini tipici, preparati con farina, burro e zucchero durante le festività di agosto, divenuti un must culinario ai giorni nostri.
Poco distante merita una citazione il laboratorio artigianale di pietra oliare con la realizzazione del tipico Lavec, pentola di pietra ideale fatte a mano.
Una delle sue principali caratteristiche è la sua capacità di distribuire il calore in modo uniforme e costante durante la cottura: questa sua peculiarità esalta il sapore naturale degli alimenti rendendoli particolarmente gustosi e saporiti.
In caso di maltempo
Portici de l’Antico Ospitale.
Fondato nel lontano 1646, è gestito da oltre 50 anni dalla famiglia Pasini.
Dotato di 3 sale per un totale di 100 posti a sedere e di un terrazzo coperto da 40 posti, con vetrata affacciata sul fiume Mera.
Nella bella stagione è possibile mangiare anche nel giardino coperto.
Marco vi invita a visitare il Crotto ed il caratteristico passaggio stretto in mezzo alla roccia alla ricerca del “sorél”.
Il Crotto
Una grotta naturale tipica della zona, caratterizzata dalla corrente d’aria chiamata “sorél”, che mantiene una temperatura costante di circa 8°C.
Un ambiente ideale per la stagionatura di salumi, formaggi e la conservazione del vino.
Tradizionalmente, il Crotto era un luogo di ritrovo, decorato e arredato con tavoli in pietra, dove si socializzava e si gustavano piatti tipici locali.
Le costine alla piota con la polenta taragna
La “piota” è una lastra di pietra locale, protagonista indiscussa dei crotti.
Questo metodo di cottura richiama la cucina primitiva, quando si cucinava sopra il fuoco e rappresenta una fase evolutiva, passando dalla brace alla pietra.
Nei crotti, la piota viene usata per cuocere carni e verdure: ecco che il misto piota propone le costine di maiale abbinate alla polenta taragna condita con burro e formaggio.
Il vino rosso della casa
Una simpatica bottiglietta di vetro con 10 cl di vino rosso, ideale per accompagnare il tuo pranzo.
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Degusta qui:
La chiesa della Beata Vergine Assunta
Oltre il ponte seicentesco, la chiesa barocca è dedicata alla Beata Maria assunta, ed è stata costruita nel luogo che secondo la tradizione fu indicato dalla Madonna, apparsa nel 1572 ad Anna Foico, una giovane del luogo.
Il campanile, uno dei più alti della valle, è stato eretto nei primi decenni del Seicento.
La chiesa fu decorata a spese del piurasco Marc’Antonio Lumaga, banchiere a Parigi, con dipinti attribuiti alla alla cerchia di Simon Vouet.
All’interno sono presenti pregevoli confessionali e banchi del coro intagliati in legno di noce.
Accanto alla chiesa, in direzione di Chiavenna, è collocato l’antico Ospitale, costruito nel 1684 in sostituzione di quello sepolto sotto la frana del 1618.
L’antico Ospitale
Con la frana che nel 1618 seppellì il centro di Piuro era scomparso anche l’antico ospizio per alloggio temporaneo di viandanti e di malati, per cui nel 1685 se ne costruì un altro a lato della chiesa di Prosto, affidando il progetto a Giovan Maria Quaglio di Laìno in val d’Intelvi.
Questi, per evitare di occupare la piazza antistante, “che è tutto l’ornamento di quel loco”, addossò l’edificio al pendio del monte.
I quattro archi a pianterreno corrispondono ad altrettante finestre ai due piani superiori, tutte riquadrate da fregi multicolori.
L’accesso all’ampio scalone fu previsto all’estremità sinistra, in modo che potesse servire anche a una futura ala a sinistra, mai realizzata, di cui rimangono le pietre di ripresa.
Dal 1975 il complesso, che non ospitò mai le persone, ma fu la sede del consiglio di gestione per una specie di assistenza domiciliare, è interamente proprietà della parrocchia.
Il mulino e il laboratorio di pietra ollare
L’antica abitazione della famiglia Del Curto, risale al 1600, ed è conosciuta ancora oggi come “Il Mulino”, perché forniva di farina i dintorni e la vicina Svizzera.
Da ricordare i biscottini tipici, preparati con farina, burro e zucchero durante le festività di agosto, divenuti un must culinario ai giorni nostri.
Poco distante merita una citazione il laboratorio artigianale di pietra oliare con la realizzazione del tipico Lavec, pentola di pietra ideale fatte a mano.
Una delle sue principali caratteristiche è la sua capacità di distribuire il calore in modo uniforme e costante durante la cottura: questa sua peculiarità esalta il sapore naturale degli alimenti rendendoli particolarmente gustosi e saporiti.
In caso di maltempo
Portici de l’Antico Ospitale.
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Da scoprire:
Le cascate dell’Acquafraggia
Le cascate dell’Acquafraggia, famose anche per essere state descritte da Leonardo da Vinci nel suo Codice Atlantico, si trovano nel comune di Piuro.
Il torrente Acquafraggia, che le forma, nasce al pizzo di Lago a 3050 metri di altitudine e scende attraverso due valli glaciali, creando una serie di cascate suggestive.
Nasce così l’origine del nome Acquafraggia, da “acqua fracta”, cioè torrente interrotto.
“Trovandosi a passare per Valle di Ciavenna”, scriveva Leonardo Da Vinci nel suo Codice Atlantico, “su per detto fiume si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere…”
Il fiume menzionato è la Mera, la valle di passaggio è la Valchiavenna, e il belvedere è quello delle cascate, meraviglia naturale che non poteva lasciare indifferente il grande genio del Rinascimento.
Le Marmitte dei Giganti
Si tratta di una serie di grandi conche rocciose create dall’erosione dell’acqua su formazioni sedimentarie, con un aspetto simile a delle “marmitte” (piccole vasche).
Si originarono quando le acque di scioglimento dei ghiacciai, defluendo attraverso crepacci o mulini glaciali, formarono vortici con velocità elevate, anche fino a 200 km/h.
Questi vortici esercitarono una pressione tale da scavare profondi solchi nelle rocce, trascinando sabbia e ghiaia.
Contrariamente a una vecchia teoria, non sono i massi erratici a creare le marmitte, ma il processo erosivo di vortici d’acqua.
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Da scoprire:
Le cascate dell’Acquafraggia
Le cascate dell’Acquafraggia, famose anche per essere state descritte da Leonardo da Vinci nel suo Codice Atlantico, si trovano nel comune di Piuro.
Il torrente Acquafraggia, che le forma, nasce al pizzo di Lago a 3050 metri di altitudine e scende attraverso due valli glaciali, creando una serie di cascate suggestive.
Nasce così l’origine del nome Acquafraggia, da “acqua fracta”, cioè torrente interrotto.
“Trovandosi a passare per Valle di Ciavenna”, scriveva Leonardo Da Vinci nel suo Codice Atlantico, “su per detto fiume si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere…”
Il fiume menzionato è la Mera, la valle di passaggio è la Valchiavenna, e il belvedere è quello delle cascate, meraviglia naturale che non poteva lasciare indifferente il grande genio del Rinascimento.
Le Marmitte dei Giganti
Si tratta di una serie di grandi conche rocciose create dall’erosione dell’acqua su formazioni sedimentarie, con un aspetto simile a delle “marmitte” (piccole vasche).
Si originarono quando le acque di scioglimento dei ghiacciai, defluendo attraverso crepacci o mulini glaciali, formarono vortici con velocità elevate, anche fino a 200 km/h.
Questi vortici esercitarono una pressione tale da scavare profondi solchi nelle rocce, trascinando sabbia e ghiaia.
Contrariamente a una vecchia teoria, non sono i massi erratici a creare le marmitte, ma il processo erosivo di vortici d’acqua.